mercoledì 23 marzo 2011

"L'umanità, con tutta evidenza imperfetta, non ha ancora concluso il suo ciclo evolutivo. In un prossimo futuro, magari solo per comodità, i genitali dei due sessi saranno al posto oggi occupato dalla testa, e le bevute, sempre meno necessarie, le faremo sotto la cintura. Il che consentirà a giovani e meno giovani di incastrarsi a dovere senza preliminari romantici e senza quel defatigante armeggiare con cerniere lampo e bottoni. In altre parole, gli umani saranno in grado di stabilire quello che Forster chiamava "un semplice contatto" aspettando che scatti il verde al semaforo, in coda al supermercato, sulla panca di una sinagoga o di una chiesa. Tanto il brutale "fottere" quanto il più delicato "fare l'amore" lasceranno il posto alla "capocciata", e a frasi tipo "Oggi passeggiando per la Fifth Avenue ho incrociato una bona pazzesca, e le ho dato una bella capocciata".
L'aspetto sorprendente di questa evoluzione culturale è che i luoghi proibiti dove si daranno convegno i peccatori (sbottonandosi la patta o calandosi le mutande per fare due chiacchiere come si deve) non saranno più i bordelli, o casini che dir si voglia, ma le biblioteche, sotto costante minaccia di chiusura a opera della Buoncostume letteraria. E la nuova malattia sociale sarà l'intelligenza. Quando tutto questo accadrà, ricordati che per la prima volta lo hai letto qui".

La versione di Barney
Mordecai Richler

Se

Se riesci a conservare il controllo quando tutti

Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling

mercoledì 16 marzo 2011

...l'idea universale...

"Per duemila anni l'Italia ha portato in sé un'idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un'idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l'idea dell'unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un'idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l'arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l'Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno dì second'ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, ... un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un'unità meccanica e non spirituale (cioè non l'unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second'ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!".


Fedor Dostoevskij, 1873

venerdì 11 marzo 2011

Garibaldi Biscuits

La storia popolare vuole che i biscotti preferiti di Garibaldi siano stati inventati da Freans Peek. Questi biscotti nel 1861 presero il nome di Giuseppe Garibaldi. Il motivo per cui si è pensato che questi particolari biscotti, altrimenti noti come biscotti di uva passa, siano stati un tributo adeguato non sono ancora oggi a noi noti.
I Biscotti di Garibaldi, sono formati da 2 biscotti molto sottili e in mezzo viene riposto uno strato di marmellata di uva passa. La superficie dei biscotti è lucida e l’impasto non è friabile. E’ proprio la marmellata di uva passa ad ammorbidire i biscotti.
Non so quanto popolari siano questi biscotti oggi in Italia, ma sono molto tradizionali e ben noti sia in Inghilterra che in America.


Biscotti Garibaldi

La ricetta ha soltanto cinque ingredienti (porzione minima):
  • 60 g. di uva passa o altra frutta secca
  • 1 pizzico di sale
  • 30 g. di burro
  • 120 g. di farina
  • 30 g. di zucchero
  • latte quanto basta
1. Prendere la frutta secca (uva passa, uva sultanina o una miscela).  Mettere la farina e lo zucchero in una ciotola, sciogliere il burro evitando di far rimanere i grumi, quindi incorporare lo zucchero.
2. Aggiungere 1-2 cucchiai di latte per avere  un impasto consistente e girare l’impasto su una spianatoia infarinata.
3. Stendere l’impasto in modo molto uniforme con lo spessore di 1,5 cm, tagliare a metà la sfoglia.
4. Cospargere la metà della sfoglia, in modo uniforme, con la frutta tritata e coprire con l’altra metà della sfoglia rimanente.
5. Infarinare leggermente la spianatoia e con il mattarello spianare la sfoglia ripiena fino a raggiungere uno spessore totale di 3,5 cm. mantenendo il più uniforme possibile tutto il composto.
6. Tagliare il tutto a forma di rettangoli, riporre i biscotti su una taglia (inserire un foglio di carta forno)
7. E cuocere a forno caldo 180°C per 20 minuti.


mercoledì 9 marzo 2011

Posta, Charles Bukowsky

la posta aumenta
lettera su lettere per dirmi
che grande scrittore
che sono
e poesie, romanzi,novelle
racconti, ritratti.
qualcuno chiede solo un autografo
un disegno, una parola.
altri propongono una corrispondenza
permanente.

io leggo mutto, butto tutto
faccio i miei affari

so bene che nessuno è
un "grande" scrittore,
può essere
stato,
ma scrivere è un´impresa
che ricomincia da capo
ogni volta
e tutti gli elogi,
i sigari, le bottiglie
di vino inviate
in tuo onore
non garantiscono
come sarà la riga succesiva,
e soltanto quella conta,
il passato è
inutile,
siede sulle ginocchia
degli dei
mentre i secoli
svaniscono
nel loro marcio
celere
sfarzo.

martedì 8 marzo 2011

"Ad esempio a me piace il Sud" di Rino Gaetano, 1974

Ad esempio a me piace la strada
col verde bruciato, magari sul tardi
macchie più scure senza rugiada
coi fichi d'India e le spine dei cardi

Ad esempio a me piace vedere
la donna nel nero del lutto di sempre
sulla sua soglia tutte le sere
che aspetta il marito che torna dai campi

Ma come fare non so
Si devo dirlo ma a chi
se mai qualcuno capirà
sarà senz'altro un altro come me

Ad esempio a me piace rubare
le pere mature sui rami se ho fame
ma quando bevo sono pronto a pagare
l'acqua, che in quella terra e' più del pane

Camminare con quel contadino
che forse fa la stessa mia strada
parlare dell'uva, parlare del vino
che ancora e' un lusso per lui che lo fa

Ma come fare non so
Sì devo dirlo ma a chi
se mai qualcuno capirà
sarà senz'altro un altro come me

Ad esempio a me piace per gioco
tirar dei calci ad una zolla di terra
passarla a dei bimbi che intorno al fuoco
cantano giocano e fanno la guerra

Poi mi piace scoprire lontano
il mare se il cielo e' all'imbrunire
seguire la luce di alcune lampare
e raggiunta la spiaggia mi piace dormire

Ma come fare non so
Si devo dirlo ma a chi
se mai qualcuno capirà
sarà senz'altro un altro come me...


Rino Gaetano

guarda il video su YouTube

sabato 5 marzo 2011

I tuoi occhi...

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che tu venga all'ospedale o in prigione
nei tuoi occhi porti sempre il sole.

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
questa fine di maggio, dalle parti d'Antalya,
sono così, le spighe, di primo mattino;

i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
quante volte hanno pianto davanti a me
son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi,
nudi e immensi come gli occhi di un bimbo
ma non un giorno ha perso il loro sole;

i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che s'illanguidiscono un poco, i tuoi occhi
gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti:
allora saprò far echeggiare il mondo
del mio amore.

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
così sono d'autunno i castagneti di Bursa
le foglie dopo la pioggia
e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
verrà giorno, mia rosa, verrà giorno
che gli uomini si guarderanno l'un l'altro
fraternamente
con i tuoi occhi, amor mio,
si guarderanno con i tuoi occhi.



Nazim Hikmet

Verrà la morte, ed avrà i tuoi occhi...


giovedì 3 marzo 2011

L'11 gennaio 1994, Indro Montanelli lascia "il giornale" da lui fondato vent'anni prima...a seguito delle pressioni dovute alla discesa in politica di Berlusconi, proprietario del giornale. L'ultimo articolo di commianto di Montanelli.

Questo è l'ultimo articolo che compare a mia firma sul giornale da me fondato e diretto per vent'anni. Per vent'anni esso è stato - i miei compagni di lavoro possono testimoniarlo - la mia passione, il mio orgoglio, il mio tormento, la mia vita. Ma ciò che provo a lasciarlo riguarda solo me: i toni patetici non sono nelle mie corde e nulla mi riesce più insopportabile del piagnisteo. Sento però di dovere una spiegazione ai lettori coi quali mi ero impegnato a restare al mio posto "finchè morte non sopravvenga" come dicevano i boia inglesi nell'annodare la corda al collo degl'impiccandi. Sia chiara una cosa: nessuno mi ha scacciato.

Sono io che mi ritiro per una dei quelle situazioni d'incompatibilità di cui i lettori avranno preso atto dallo scambio di lettere, da noi pubblicate ieri, fra me e l'editore. Di questo editore, ne ho conosciuti due. Uno è stato l'amico che mi venne incontro nel momento in cui tutti mi voltavano le spalle: che non si è mai avvalso di questo titolo di credito per limitare la mia indipendenza, che ha sempre mostrato nei miei riguardi un rispetto confinante e talvolta sconfinante nella deferenza (tutte cose che era superfluo da parte sua ricordarmi perchè non ho mai perso occasione di farlo io stesso). Eppoi ne ho conosciuto un altro: quello che, trasformatosi in capo-partito, ha cercato di ridurre il Giornale ad organo di questo partito suggerendogli non soltanto le posizioni da prendere - e sulle quali non c'erano in fondo grosse divergenze - ma perfino il linguaggio da usare, e che, a lasciarlo fare, avrebbe finito per impormi anche la "divisa"del suo partito, il suo look.

Tralascio le rappresaglie contro la mia renitenza all'arruolamento, come gli attacchi dei suoi Grisi televisivi alla mia persona. Ma non posso sorvolare sull'ultima e più grave provocazione: la promessa alla redazione, alla mia redazione, di cospicui benefici se si fosse adeguata ai suoi gusti e desideri, cioè se si fosse ribellata a quelli miei. A questo punto non avevo più scelta. O rassegnarmi a diventare il megafono di Berlusconi. O andarmene.Me ne vado. Ma non senza avvertire i lettori che manterrò l'impegno preso con loro. Fra poche settimane essi riavranno il loro giornale, fatto dagli stessi uomini del Giornale, illustrato dalle stesse firme e nutrito delle stesse idee del Giornale. Con qualche difetto - speriamo - in meno, ma una cosa in più, di cui l'esperienza mi ha dimostrato l'assoluta necessità: un assetto azionario che mi garantisca l'incondizionata indipendenza. Anche i lettori potranno parteciparvi (e mi auguro che siano tanti) sia pure con quote piccole o minime.

Della nostra "linea" non abbiamo da cambiare una virgola. Nemmeno i nostri amici politici si facciano illusioni. Noi potremo appoggiare l'uno o l'altro a seconda che si schierino sulle nostre posizioni liberaldemocratiche, ma mai noi su quelle loro, e tanto meno a scatola chiusa. Nelle nostre pagine si respirerà, come sempre, il più grande rispetto per le Istituzioni, ma mai l'odore del Palazzo, da chiunque abitato. Quanto a Berlusconi, nessun rancore ci farà velo. Gli abbiamo detto - e confermiamo - che il suo massiccio e rumoroso intervento nell'arena elettorale non gioverà, secondo noi, nè alla causa per la quale egli pensa di battersi, e di cui temiamo che frazionerà ancora di più le forze, nè per i suoi propri interessi. I fatti diranno se avevamo ragione o torto. Se avevamo torto, lo riconosceremo lealmente. Se avevamo ragione, fingeremo di essercene dimenticati. A presto dunque, cari lettori.


Anche a costo di ridurlo, per i primi numeri, a poche pagine, riavrete il nostro e vostro giornale. Si chiamerà La Voce. In ricordo non di quella di Sinatra. Ma di quella del mio vecchio maestro - maestro soprattutto di libertà e indipendenza - Prezzolini.

Indro Montanelli

Borghesia

...Craxi, Andreotti, il pentapartito, Ustica, il Dc9, la ProPatria campione d'Italia, la Juventus di Gheddafi e degli Agnelli. La fabbrica dell'Ilva, la Cuccarini, Ok il prezzo è giusto, Il Vajont, er colosseo, le guerre puniche, il fronte occidentale, la utilitarie anni settanta, la Moka Bialetti e i mondiali si Gigi Riva. Il cornetto, il quotidiano, le striscie pedonali, la mortadella, la minestrina al burro...si, sopratutto la minestrina al burro, su piatti di ceramica smaltata, cucchiaii d'argento, dietro finestre riparare da tende raffinate e vellutate. Nell'intima mancanza d'aria del salotto borghese benestante. Nell'asfissia reciproca, il tremore della mano che alla bocca innalza la cucchiaiata di minestra veleno, tremante di rabbia e di rancore.

Ma in Italia non c'è solo questo. C'è molto altro...